Produzione oli per biodiesel


Un gruppo di ricerca dell‟ENEA si occupa di miglioramento genetico al fine di selezionare
nuove linee di oleaginose ad uso energetico che, grazie alle loro peculiarità di adattamento
ai climi aridi, potrebbero trovare un idoneo areale di produzione nel sud e nel
centro del nostro Paese, così come nel bacino del Mediterraneo.
Lo scopo è ottenere specie oleaginose da affiancare al girasole ed alla colza, di fatto le
uniche colture coltivabili oggi su ampie superfici in Italia per fini energetici. Le piante
oleaginose arido resistenti studiate appartengono a due specie:
Brassica carinata e
Carthamus tinctorius
.
La
Brassica carinata è stata presa in considerazione come nuova coltura potenziale da
olio negli Stati Uniti, in Canada, in India, in Spagna ed in Italia.
Da studi preliminari effettuati, la pianta ha mostrato notevole rusticità ed adattamento
alle condizioni pedoclimatiche peninsulari. La
Brassica carinata ha un contenuto di olio
che può variare dal 26% al 45%; inoltre è più resistente alle malattie delle specie affini.
È in previsione il miglioramento del contenuto in olio e delle proteine nei semi, non
ché
l‟
aumento del peso delle paglie e del contenuto in cellulosa, utilizzabili per scopi
energetici.
Il
Carthamus tinctorius è una specie annuale di cardo originaria del Medio Oriente-
Africa orientale, a semina autunnale, che presenta spiccata tolleranza alla semi-aridità.
L‟olio è contenuto nei semi, di struttura simile a quelli del girasole, ma più piccoli, con
contenuto in olio variabile, nel seme intero, dal 38% al 48% e con un contenuto proteico
del 20%. Il passo futuro nella ricerca sarà di valutarle per la completa assenza di
spine, in modo da agevolare il lavoro di incrocio, selezione e coltivazione, e successivamente
per il contenuto in olio.

Ad oggi, il sistema agricolo italiano non riesce a sostenere a livello globale la concorrenza
nella generazione di materie prime agricole su larga scala per rifornire una produzione
industriale di biocarburanti. P
er il biodiesel si va verso la messa a punto di impianti di piccola taglia
capaci di alimentarsi con l‟olio prodotto dalle oleaginose coltivate in aree in pro
ssimitàdegli impianti.
Per rendere il biodiesel competitivo è opportuno realizzare la cosiddetta “fili
era
corta” per la sua produzione e utilizzazione, facendo sì che la catena sia gestita in
prima persona dai produttori agricoli. È inoltre utile che la produzione venga supporta
ta
sia da accordi di acquisto dell‟intero quantitativo di biodiesel (per esempio gli Enti
locali potrebbero fruire di una distribuzione “extra rete” di miscele ad elevato conten
uto
di biodiesel in volume, 25-
30%, per l‟alimentazione di automezzi per il trasporto
pubblico o per la raccolta rifiuti), sia integrata con il comparto zootecnico in grado di
assorbire il panello grasso residuo della spremitura dei semi.
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