BIODIESEL, illeciti, truffe, reati, frodi
Taranto, maxi truffa carburante
Eni, arrestati nomi eccellenti
Martedì, 11 giugno 2013
di Stefania D'Amore
Un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed al contrabbando di prodotti petroliferi è stata smantellata dai finanzieri del Comando Provinciale di Taranto: 73 arrestati e 132 denunciati hanno sottratto dalla raffineria E.N.I. di Taranto e rivenduto illegalmente, tramite distributori e depositi compiacenti, ingenti quantità di gasolio destinato alle navi e, quindi, gravato da imposte più basse.
L’operazione eseguita dal Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto, denominata “Marenero”, è scaturita da un’indagine avviata nel 2008 su di una particolare tipologia di gasolio, “bunker”, proveniente dalla raffineria E.N.I. S.p.A. di Taranto. Particolarità, quella del gasolio bunker, essenzialmente fiscale: “Essendo destinato – hanno spiegato in conferenza stampa, presso la sede del Comando Provinciale di Taranto, il Nucleo di Polizia Tributaria di Taranto e la Guardia di Finanza di Bari - alle navi e considerato come provvista di bordo, il gasolio bunker è soggetto al trattamento fiscale della merce nazionale in esportazione, da consumarsi fuori dal territorio doganale. Il gasolio bunker, quindi, soggiace solo ai diritti doganali ma non ai diritti di confine ed al pagamento delle accise”.
Non solo, nel corso delle indagini è emerso che i carburanti raffinati, gasolio e benzina, in uscita dall'impianto tarantino venivano sostituiti con prodotti di minor valore come petrolio grezzo, gasolina o biodiesel, per essere poi immessi nella rete di distribuzione. Anche molti gestori, i quali non hanno partecipato alla frode, sono stati truffati scaricando nei loro impianti i prodotti grezzi o miscelati con acqua o mediante autobotti con valvole e tubazioni manomesse che, durante lo svuotamento, reindirizzavano il flusso verso compartimenti nascosti dentro le cisterne.
Nell'organizzazione, capeggiata dall'amministratore di due società di distribuzione carburanti baresi e tarantine, anche dirigenti, funzionari e dipendenti della raffineria E.N.I. di Taranto, gestori di depositi e distributori, soci, dipendenti ed autisti delle società petrolifere ed uno spedizioniere doganale. Nel corso dell'operazione sono state sequestrate anche 28 cisterne, del valore complessivo di circa 7 milioni di euro.
Traffico illecito di oli usati Cinque arresti e ditta sequestrata
PESCARA Facevano incetta di olio vegetale esausto prodotto da cittadini, ristoranti, pub e pizzerie sottraendolo in maniera fraudolenta dalle campane di raccolta . In questo modo provocavano anche...
PESCARA Facevano incetta di olio vegetale esausto prodotto da cittadini, ristoranti, pub e pizzerie sottraendolo in maniera fraudolenta dalle campane di raccolta . In questo modo provocavano anche un danno economico alle ditte che avevano stipulato con i Comuni e con gli esercizi di ristorazione contratti esclusivi per il ritiro dell’olio usato, servizio il cui costo si aggira intorno ai 150 euro a tonnellata. Con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, associazione a delinquere e illecita concorrenza, cinque persone sono state arrestate ieri dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Pescara. Sono Carlo Benincaso, napoletano di 43 anni, titolare della ditta Adriatica Ambiente di Mosciano Sant’Angelo, sua moglie Anna Milone, 41 anni, entrambi residenti a Giulianova, e tre loro dipendenti: Luca Ansidei, 40 anni, anche lui di Giulianova, Massimo Aquilano, 44 anni, di Ortona, e Franco Costanzo, 60 anni, di Notaresco. Benincaso è stato rinchiuso in carcere mentre gli altri quattro sono stati posti ai domiciliari. I carabinieri hanno anche sequestrato l’impianto di rifiuti di Mosciano Sant’Angelo, in esecuzione di un provvedimento del Gip del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia, David Mancini.
Le indagini si sono protratte per due anni e mezzo e hanno permesso agli investigatori di ricostruire la dinamica irregolare delle operazioni di raccolta, trasporto e stoccaggio di olio vegetale esausto. «Il titolare della ditta organizzava le attività illecite mettendo a disposizione spazi e dotazioni della sua azienda, mezzi di trasporto e strumenti di effrazione per attuare, personalmente o attraverso i propri dipendenti, le condotte delittuose - spiega il comandante del Noe di Pescara, capitano Fiorindo Basilico -. Sua moglie partecipava al sodalizio redigendo formulari di identificazione dei rifiuti contenenti dati falsi e stilando false scritture ambientali per nascondere i reati commessi. In questo modo agli organi di controllo veniva prospettata una corretta gestione dei rifiuti».
Questo modus operandi causava alle aziende concorrenti una perdita economica annuale stimata in almeno duecentomila euro per ciascuna ditta, perdita dovuta alla minore raccolta di olio usato, che una volta ritirato viene successivamente recuperato per la produzione di carburante biodiesel.
«Gli arrestati attuavano l’illecita concorrenza per acquisire quote di mercato e per conquistare una posizione esclusiva, o quanto meno predominante, non soltanto in Abruzzo ma anche nelle Marche, a danno di diverse ditte con sede nelle province di Teramo, dell’Aquila e appunto nelle Marche - dice ancora il capitano Basilico -. Per sottrarre i rifiuti dalle campane stradali dei Comuni o da quelle degli esercizi di ristorazione, le cosiddette "olivie", solitamente il quintetto tranciava i lucchetti e poi li sostiuiva con altri. Talvolta i dipendenti di Benincaso agivano in pieno giorno: si presentavano ai ristoratori spacciandosi per gli addetti al ritiro dell’olio usato e si rifornivano tranquillamente».
Il trucco è andato avanti finché le ditte convenzionate con Comuni e privati si sono insospettite per quelle campane troppo spesso a secco. Dalle prime denunce sporte ha preso così il via l’inchiesta, che ha permesso agli investigatori di scoprire anche una serie di episodi di violenza perpetrati da Benincaso & C. nei confronti degli autisti delle aziende concorrenti: sabotaggi degli automezzi, pneumatici tagliati, chiavi rubate, pedinamenti a scopo intimidatorio, con l’unico scopo di impedire un regolare svolgimento dell’attività delle altre ditte.
«Uno dei dipendenti di Benincaso lo abbiamo sorpreso in flagranza - racconta il comandante del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Pescara -. In quell’occasione, e anche in alcune perquisizioni effettuate successivamente nella sede della ditta a Mosciano Sant’Angelo, abbiamo trovato e sequestrato alcune agende sulle quali erano stati annotati, seppur con sigle convenzionali, tutti i luoghi in cui erano stati commessi i furti».
La truffa Il business sporco del gasolio truccato mette fuori uso decine di auto al giorno
Esplode sotto le Due Torri il caso del diesel adulterato. Fenomeno che da mesi colpisce concessionari e clienti, costretti a riportare indietro auto nuove di zecca col motore che non va. Smontando i serbatoi, i meccanici trovano alghe, paraffina e oli combustibili nocivi per il funzionamento dei delicati motori a nafta. Durante il periodo di Natale in alcune officine sono rientrate oltre 40 auto al giorno. I rivenditori accusano i benzinai: «A Bologna qualcuno fa il furbo diluendo il gasolio, andremo in Procura». I concessionari "Per noi molti danni pronti a fare denuncia" «Così non si può andare avanti: faremo un esposto in Procura, vogliamo capire da dove arriva questo gasolio». Romano Bernardoni, patron di EmilianAuto, uno dei concessionari più importanti della città, ogni giorno, assieme ai suoi meccanici in via Carracci, fa il conto delle auto rimandate indietro dai clienti a causa dei filtri rotti. Nei suoi capannoni sono esposti 12 marchi diversi, da Suzuki a Hyundai, ma da mesi qualsiasi tipologia di auto a diesel presenta lo stesso problema: «I clienti tornano subito da noi dicendo che l' auto non va più. Il periodo peggiore è stato quello delle promozioni estive e nelle settimane prima di Natale: siamo arrivati ad avere in officina oltre 40 macchine ferme al giorno». Smontando i filtri, il risultato è spesso identico: «Dentro c' è di tutto, il gasolio viene allungato con olio combustibile e altre porcherie. I vecchi motori a diesel non avevano problemi, ora invece con l' elettronica sofisticata, se il carburante non è perfetto, la macchina si ferma». I clienti tornano in officina imbufaliti: «A quel punto smontiamo il serbatoio e mostriamo cosa c' è dentro, solo allora si convincono che noi non c' entriamo». Per questo Bernardoni ha deciso di rivolgersi ai magistrati per vederci chiaro: «Questa truffa non può continuare, ci siamo anche confrontati con colleghi di altre città, ad esempio Milano, e lì il problema non esiste». I RESIDUI Sostanze estranee trovate nel serbatoio di un' auto alimentata a nafta nelle officine di Bernardoni I rivenditori "Alghe e paraffina nei serbatoi c' è di tutto" NAFTA Allarme in città per il diesel "truccato". Nella foto grande, una immagine di archivio «L' estate scorsa tutte le vetture diesel sono tornate indietro con le alghe nel serbatoio». La prima volta che Roberto Elmi, titolare dell' Autocentro Montecarlo in via Zanardi, ha fatto controllare i serbatoi delle auto tornate in officina, quasi non ha creduto ai suoi occhi: «Abbiamo dovuto sostituire tutti i filtri del gasolio al ritmo di sei o sette vetture al giorno». Nel suo salone, motori diesel Volvo, Peugeot e Citroën: «La qualità del gasolio è scadente e le auto si fermano, il problema è nato con la campagne-sconti legate al costo del carburante. Molti miei clienti avevano fatto rifornimento presso una pompa legata a uno dei produttori petroliferi più importanti del Paese». Ma il problema ha investito la maggior parte dei concessionari della città. Anche da Stracciari in via Stendhal, uno dei più importanti rivenditori Ford, il ritornello è lo stesso. Pure qui i titolari raccontano di ondate di macchine ferme, fino a 30 al giorno. E perfino di clienti, quelli che girano molto, tornati più volte nel giro di un mese. Il guasto? Sempre lo stesso: il carburante poco pulito, che intasa filtri e motori, costringendo le macchine a tornare ai box. Versione confermata da un capo officina di un' altra concessionaria: «Il gasolio venduto alla pompa spesso non è conforme, il colore del carburante sembra bello, ma non brucia bene e l' auto si pianta. Dentro, talvolta, ho trovato perfino della paraffina». I consumatori "Così i costi ricadono sulle famiglie e sull' ambiente" Incappare nel diesel "truccato" non è un problema solo per il portafoglio delle famiglie, ma anche per l' ambiente. A mettere l' accento sul rischio inquinamento, dovuto proprio all' uso di gasolio "taroccato", è il presidente di Federconsumatori in città, Maurizio Gentilini: «Anche in passato - ricorda - abbiamo avuto casi di gasolio diluito ad esempio con l' acqua, ma a questi livelli non siamo mai arrivati. Senza contare che queste sostanze nocive vengono poi bruciate nell' ambiente, con tutti i rischi che ne conseguono». L' associazione che tutela i diritti dei consumatori è convinta che i clienti che abbiano subito una frode sulla qualità del carburante, debbano farsi avanti: «Per fortuna le loro auto sono in garanzia, ma se ci fosse qualche denuncia potremmo capire dove viene venduto questo diesel, chiediamo anche alla guardia di finanza di fare chiarezza». E non esclude neanche di fare pressioni su Palazzo d' Accursio, perché «già quando facciamo le nostre segnalazioni sui costi gonfiati della benzina, come accade in certi casi leggendo i cartelli in autostrada, il Comune è tenuto a fare le dovute verifiche. Servono anche in questo caso accertamenti rapidi e concreti». I rischi per l' ambiente sono elevati «considerando quello che già respiriamo nell' aria a Bologna». Ma Federconsumatori mette nel mirino anche la campagne di sconti carburante avviate lo scorso anno da parte delle principali compagnie petrolifere del Paese: «Così una famiglia risparmia 50 centesimi sul pieno di benzina, ma poi si ritrova ad avere la macchina ferma in officina per almeno un paio di giorni. Oltre al danno la beffa». I benzinai "Tutto vero, ora ci faremo sentire dai produttori" A Bologna circola gasolio diluito. La conferma arriva da Stefano Campazzi, presidente sotto le Due Torri della Federazione dei distributori di carburante, a sua volta gestore di una pompa di benzina: «Ci sono casi di prodotti un po' inquinati, l' ho segnalato alla mia compagnia petrolifera già sette mesi fa, ora come associazione scriveremo a tutti i produttori». Campazzi difende i suoi colleghi («a nessuno converrebbe diluire il diesel») e sposta l' attenzione sui grandi produttori di carburante. Il numero uno dei benzinai bolognesi non cita il nome di nessun colosso petrolifero, ma sembra avere le idee chiare: «Il problema in realtà riguarda solo alcune compagnie, l' allarme è scattato in concomitanza degli sconti estivi. È molto strano, ma in fondo non possiamo essere noi a dire ai petrolieri come fare il loro mestiere, speriamo solo che la situazione migliori». Nell' attesa, l' associazione si è mossa sul versante dei trasportatori per cercare di scoprire la fonte dell' inquinamento del carburante: «Abbiamo fatto controllare le cisterne, di solito era tutto in regola, forse il problema è da ricercare nell' origine del prodotto». Ma i guasti, secondo i benzinai, potrebbero anche avere un' altra origine. «Dall' inizio del 2012 l' Europa obbliga le compagnie a inserire nel gasolio una percentuale di biodiesel: con filtri molto sensibili, le temperature molto alte o molto basse danno problemi». Resta il mistero delle alghe trovate nei filtri dei motori: «Lo so, è strano. Abbiamo ricevuto molte segnalazioni dai clienti, in ogni caso - assicura - il problema non sono i benzinai, anche se i furbi sono ovunque».
Gasolio sporco e prezzi bluff: motori in rovina
di Marco Di Caterino
I carburanti di contrabbando: un fiume in piena. Che travolge (e spacca) motori; che inquina con un particolato micidiale formato da particelle a forma di cristallo che si piazzano nei polmoni.
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