IL BIOETANOLO


IL BIOETANOLO

 Caratteristiche ll bioetanolo può essere prodotto da biomasse, ovvero da diversi prodotti agricoli ricchi di carboidrati e zuccheri quali i cereali, le colture zuccherine, gli amidacei e le vinacce, mediante un processo di fermentazione alcolica di tipo micro-aerofilo che opera la trasformazione dei glucidi contenuti nelle produzioni vegetali in bioetanolo (alcool etilico) Le materie prime per la produzione di etanolo possono essere racchiuse nelle seguenti classi:
• Coltivazioni ad- hoc
• Residui di coltivazioni agricole e forestali
• Residui di lavorazione delle aziende agricole e industrie agro-alimentari
• Eccedenze agricole temporanee ed occasionali.

Rifiuti urbani Per quanto riguarda le coltivazioni ad- hoc, quelle più sperimentate e diffuse sono la canna da zucchero (si veda l'esperienza brasiliana), il grano, il mais. Ci sono poi altre colture, quali la bietola, il sorgo zuccherino, il topinambur ed altre, che rimangono ancora in fase sperimentale. Secondo la loro natura, le materie prime possono essere classificate in tre tipologie distinte:
• Materiali zuccherini: sostanze ricche di saccarosio come la canna da zucchero, la bietola, il sorgo zuccherino, taluni frutti, ecc.
• Materiali amidacei: sostanze ricche di amido come il grano, il mais, l'orzo, il sorgo da granella, la patata,
• Materiali ligno-cellulosici: sostanze ricche di cellulosa come la paglia, lo stocco del mais, gli scarti legnosi, ecc. Dalla distillazione di biomassa si possono ottenere da 300 a 1500 kg di etanolo per tonnellata di materiale grezzo a seconda della materia prima utilizzata; con un ettaro di coltura si ottengono 3 tonnellate di bioetanolo da mais e patata, 4 t utilizzando barbabietola e ben 7 tonnellate se si usa la canna da zucchero. In campo energetico, il bioetanolo può essere utilizzato come componente per benzine o per la preparazione dell'ETBE (EtilTerButilEtere), un derivato alto-ottanico alternativo all'MTBE (MetilTerButilEtere). Può essere aggiunto direttamente nelle benzine in osservanza alle normative locali (dal 20% e oltre del Brasile, tra il 5,7 e 10% degli USA, al 5% massimo dell’Europa) e comunque per una percentuale non superiore al 20% senza modificare in alcun modo il motore o, adottando alcuni accorgimenti tecnici, anche al 100%. Qualora i carburanti fossero additivati con bioetanolo ci sono studi che dimostrano il minor inquinamento dell'aria, la non contaminazione dei terreni e delle falde freatiche nel caso di sversamento incidentale. L’alternativa più valida al problematico impiego diretto dell’etanolo è l’ETBE, un omologo dell’MTBE con caratteristiche tecnologiche e funzionali simili e di gran lunga migliori di quelle dell’alcool di provenienza. L’ETBE non ha problemi di volatilità o di miscibilità con la benzina, possiede un numero di ottani (valore indicante il potere antidetonante di un prodotto sotto grande pressione ed ad alta temperatura) il cui indice elevato permette di aumentare il tasso di compressione, e di fatto, aumenta l’efficacia del motore. In quanto etere, contiene anch’esso ossigeno nella molecola che gli consente di contribuire al miglioramento delle emissioni veicolari di agenti inquinanti. Il processo di produzione di bioetanolo genera, a seconda della materia prima agricola utilizzata, diversi sottoprodotti con valenza economica (destinabili, a seconda dei casi, alla mangimistica, alla coproduzione di energia elettrica e calore ecc.); i residui di lavorazione sono sostanze azotate e minerali quindi fertilizzanti che re-immessi nei terreni di coltura completano e chiudono il ciclo energetico. In particolare, il bioetanolo da cereali produce il DDGS (Dried Distillers Grains with Solubles), un sottoprodotto ricco di proteine particolarmente richiesto per l’alimentazione zootecnica in quanto, visto il suo altro livello proteico, è molto indicato in sostituzione all’uso della soia. L’elevato costo di produzione del bioetanolo e le materie prime coinvolte, sono tali da richiedere una opportuna scelta strategica dei governi in ordine ad un sostegno pubblico. Per questo, si potrebbe dire che il bioetanolo è un prodotto “politico”, la sua presenza sul mercato, nel quadro economico attuale, può derivare da una politica coerente in campo agricolo, finanziario, energetico e non ultimo ambientale. Nonostante le valutazione economiche effettuate siano state fatte considerando un prezzo del petrolio di circa 70 dollari al barile, ancora oggi il costo di un litro di etanolo è superiore a quello della benzina. Ciò richiede un adeguato sostegno finanziario a suo favore, normalmente costituito da una detassazione di elevata entità.



 Breve quadro normativo La produzione di bioetanolo e del suo derivato ETBE viene per la prima volta finanziata con la legge 23 dicembre 2000, n. 388 (legge Finanziaria 2001), quando vengono stanziati 30 miliardi di lire annui per il triennio 2001 – 2003 per defiscalizzare parzialmente bioetanolo ed ETBE da destinare alla carburazione. Tuttavia il decreto ministeriale che doveva fissare i criteri per l’erogazione dei fondi (criteri di ripartizione tra le varie tipologie e i vari operatori,
caratteristiche tecniche dei prodotti e modalità di verifica del loro impatto ambientale) viene emanato solo nel 2004 (DM del 20 febbraio 2004, n. 96). Nel frattempo, il finanziamento stanziato per il triennio 2001-2003, non essendo stato utilizzato, viene dapprima riportato al triennio 2003-2005 con la legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria 2003) e successivamente il triennio di defiscalizzazione viene ulteriormente traslato al 2005-2007 con la legge 30 dicembre 2004 n. 311 (legge finanziaria 2005), che inoltre incrementa da 30 miliardi di lire a 73 milioni di euro annui il budget per la parziale defiscalizzazione del bioetanolo. Questi continui slittamenti temporali, a cui si è sommato l’incremento del budget, hanno fatto ritenere non più valido sia il quadro normativo determinato dal decreto 96-2004 che l’autorizzazione della DG concorrenza 712/2002, che nel frattempo aveva autorizzato l’Italia allo sgravio fiscale previsto nella legge finanziaria del 2001, riportato nella finanziaria del 2003 e relativo al triennio 2003-2005. Si inizia dunque a rielaborare il decreto 96/2004, modificando l’importo da 30 miliardi di lire a 73 milioni di euro, lasciando invariato il resto del regolamento. Si procede anche nei confronti di Bruxelles per una nuova autorizzazione, nonostante nel frattempo sia stata emanata la Direttiva n° 2003/30/CE dell’8 maggio 2003 sulla tassazione dei prodotti energetici, che prevede la semplice notifica/comunicazione a Bruxelles dell’entità dello sgravio fiscale ai biocarburanti (art. 16). Nel frattempo l’Agenzia delle Dogane, a titolo di anticipo sui 73 milioni di euro stanziati per il 2005, in attesa del decreto che sblocchi l’intero stanziamento, procede con una circolare del settembre 2005 alle aggiudicazioni di bioetanolo/ETBE fino ad un controvalore di 8 milioni di euro, impiegate nel 2006 per la produzione di circa 100.000 ettanidri di ETBE, e che risultano a tutt’oggi le sole utilizzate. Finalmente il 23 ottobre 2007 la Commissione autorizza il programma italiano riferito al triennio 2005-2007. L’Agenzia delle Dogane pubblica il bando e il 28 dicembre vengono assegnati i lotti di bioetanolo/ETBE defiscalizzati. Purtroppo, scadendo il programma il 31 dicembre 2007, pur essendo stati assegnati i contingenti di produzione di bioetanolo defiscalizzato, si è rivelato impossibile produrre e impiegare 1 milione di ettolitri di bioetanolo in soli tre giorni. Nel frattempo, il decreto legge n. 128/2005 e le leggi n. 81/2006 e n. 296/2006 (legge Finanziaria 2007) introducono nell’ordinamento legislativo l’obbligo di immissione in consumo di una quota via via crescente di biocarburanti, la cui effettiva applicazione si è resa possibile solo a partire dal mese di aprile 2008, quando sono stati emanati i decreti applicativi ministeriali, a lungo attesi e che si spera possano finalmente generare un mercato nazionale di biocarburanti.

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